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tra, senza aprire bocca e a capo chino. Come furono in
vista dell albergo, sentirono tutte e due a un tempo di
dover assumere un contegno.  Lucia mi aveva detto
ch eri scesa in giardino,  disse Erminia,  e ciò mi ha
fatto venire il desiderio di fare una passeggiata mattuti-
na anch io, col pretesto di venire in traccia di te.
 Grazie  rispose Maria semplicemente.
 Però comincia ad esser troppo tardi per passeggia-
re. Il sole è già caldo  .
Maria infatti aveva preso un colpo di sole che l aveva
abbacinata e stordita. Era rimasta come scossa e turbata
in tutto il suo essere. Alle volte macchinalmente si strin-
geva le mani, come per riconoscersi, o per cercarvi qual-
che cosa, un impronta del passato, e chiudeva gli occhi.
Quando incontrava degli sguardi curiosi, e tutti le sem-
bravano curiosi, oppure quelli della sua amica, avvam-
pava in viso. Stava rincantucciata nel suo appartamento
il più che poteva, e quindi molti credevano che fosse
partita. La sola vista di Erminia le faceva corrugare la
fronte, e dava un non so che di fosco a tutta la sua fisio-
nomia. Però era abbastanza donna di mondo per sapere
dissimulare sino a un certo punto i suoi sentimenti, qua-
li essi fossero. Erminia, che non ne era illusa, provava un
vero rammarico.
 Io son sempre la tua Erminia, sai!  le diceva ogni
volta che poteva, scuotendole amorevolmente le mani. 
Io son sempre la tua Erminia, quella di prima! quella di
sempre! 
Maria sorrideva a fior di labbra, gentile e distratta.
 Hai torto, vedi!  ripeteva Erminia.  Ti inganni!...
t inganni, se credi che io non ti voglia più il bene di pri-
ma! 
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Ella aveva infatti delle sollecitudini materne per la sua
Maria, delle sollecitudini che sovente indispettivano co-
stei, come se prendessero l aspetto di una sorveglianza
amorevole e discreta. Un giorno Erminia la sorprese
mentre stava incominciando una lettera; e le domandò
semplicemente se suo marito le avesse scritto; la doman-
da veniva così male a proposito, che Maria fu quasi per
arrossire, come se fosse stata nel punto di dover rispon-
dere una bugia.
 No! mio marito non mi guasta tanto. È troppo oc-
cupato.
 Sì, è troppo occupato!  affermò Erminia senza rile-
vare l ironia della risposta,  è seriamente occupato.
Affoga negli affari, poveretto!
 Che dici mai? se sono la sua passione, l unica sua
passione!
 Lo credi?  domandò Erminia, fissandole in faccia
quei suoi occhioni acuti.
 Ma sì!  rispose Maria con un risolino che le con-
traeva gli angoli della bocca, e aggiunse ancora, come
correttivo:  Non ho alcun motivo di esser gelosa però.
Mio marito non giuoca, non va al caffè, non è cacciato-
re, non ama i cavalli, non legge che il listino della Borsa
 nulla, ti dico!
 È vero; non ama che te! 
Maria inchinò il capo con un sorrisetto contraffatto;
ma non aggiunse verbo per un pezzo, e poi, amaramen-
te:
 Avete ragione, sono anche un ingrata!
 No, non sei ingrata; sei una donnina viziata, una te-
stolina guasta, che vede falso in molte cose e che non ci
vede in certe altre. Il solo torto di tuo marito è di non
averti aperto gli occhi sul gran bene che ti vuole.
 Fortunatamente che ha incaricato te di dirmelo.
 Sì, io che ti voglio bene, anch io! bene davvero!...
Vuoi che partiamo domattina?
Letteratura italiana Einaudi 142
Giovanni Verga - Vita dei campi
 Oooh!
 Ti rincresce?
 No, mi sorprende soltanto la risoluzione improvvi-
sa, così come si fa nelle commedie, per le ragazze che
hanno abbozzato un romanzetto...
 Scusami; ti ho proposto di venire con me... Ma se
vuoi restare...
 No, voglio venire anch io. Solamente bisogna trova-
re un pretesto plausibile, per non far pensare al roman-
zo a tutti i curiosi che ci vedranno ordinare così in furia
le nostre valige.
 Il motivo è bello e trovato, tanto più che è il motivo
vero. Io vado ad incontrare mia suocera che arriva do-
mani da Firenze, e tu naturalmente vieni con me, per
non rimaner sola a Villa d Este.
 Benissimo! E dacché dobbiamo partire, più presto
sarà meglio sarà. Desidero andare col primo treno  .
Partirono infatti di buon mattino. A lei scoppiava il
cuore passando dinanzi a quelle finestre chiuse, sulle
quali l ombra dei grandi alberi dormiva tuttora, uscendo
da quel viale deserto, ove si era aggirata fantasticando
tante volte.
Il lago, nella pace di quell ora, aveva un incantesimo
singolare, e ogni menomo particolare del paesaggio si
animava, sembrava che fosse vissuto con lei, le si stam-
pava nell intimo del cuore profondamente. Appena fu
nel vagone aprì il libro che aveva portato apposta, e vi
nascose il viso e gli occhi pieni di lagrime. Erminia sep-
pe non avvedersi di nulla, ed ebbe l accortezza di la-
sciarle assaporare voluttuosamente il dolore del distac-
co.
Alla stazione trovarono la carrozza di Erminia, la qua-
le volle accompagnare l amica sino a casa.
 Rinaldi non è a Milano  le disse rispondendo al
movimento di sorpresa che aveva fatto Maria non tro-
vando nessuno ad aspettarla.  È andato a Roma.
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 Senza scrivermelo! senza lasciarmi una parola! 
mormorò Maria.
 Sì, ha scritto. La lettera deve averla mio marito  .
Ma subito s interruppe, perché cominciava a spaven-
tarsi dell agitazione che si andava manifestando sul viso
di Maria.  Infine,  le disse,  tosto o tardi devi saperlo.
Rinaldi è corso a Roma per regolare degli affari... Sai..
quando si è lontani non vanno sempre come dovrebbero
andare. Tuo marito era inquieto. Colla sua gita accomo-
derà tutto.
 Cos è stato?  balbettava Maria, turbata maggior-
mente da quell annunzio perché la sorprendeva in quel
momento.  Cos è avvenuto?
 Non ti spaventare; tuo marito sta bene. È accaduto
che uno dei suoi debitori è fallito. Questione di denaro.
 Ah!  disse Maria respirando; e un ombra d ironia
le tornò sul viso.
Suo marito sembrava che facesse apposta onde giusti-
ficare il sorrisetto amaro di lei. Era così preoccupato del
suo affare che non aveva più testa per nessun altra cosa
al mondo. Passarono parecchi giorni senza che ei si fa-
cesse vivo altrimenti. Alla fine arrivò un telegramma che
mise in grande costernazione il socio di lui, il quale partì
subito per Roma.
 Oh!  esclamò allora Maria con quell intonazione
pungente che le era divenuta abituale da otto giorni. 
Ma dev essere proprio un affar serio! Del resto per mio
marito sarà sempre un affar serio. Vuol dire che il mio
posto in questa circostanza, sarebbe vicino a lui. Non
me lo dice; ma si capisce che non me ne ha scritto nulla
per delicatezza. E giacché il socio è andato a raggiunger-
lo, dovrei partire anch io  .
Malgrado la leggerezza che ostentava, fu sorpresa, e
rimase inquieta osservando che Erminia approvava il
suo progetto. Per un istante un idea nera le si affacciò
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alla mente e le scolorò il viso; ma subito dopo tornò a ri-
dere nervosamente come prima.
 Se mio marito non mi avesse ben avvezzata a lasciar-
lo fare un po a suo modo, ci sarebbe davvero di che
spaventarsi.
 Spaventarsi di che? di fare un viaggio sino a Roma?
nella bella stagione, e nel paese più bello?...
 Hai ragione; sarà quasi come andare in villeggiatu-
ra. Tanto, Roma o la Brianza è lo stesso. E tu non torni a
Villa d Este?
 No.
 Oh!...
 Accompagno mia suocera a Firenze.
 Che peccato!... parlo di Villa d Este, perché ci
dev essere una brillante compagnia in questo momento.
Sei proprio una brava figliuola, dovrebbe dirti tua suo-
cera  .
La sera stessa partì per Roma; ma era in uno stato feb-
brile che non sapeva spiegarsi, e la sua inquietudine au- [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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