[ Pobierz całość w formacie PDF ]

pa della donna un rilievo ancora piú appariscente.
Io guardai Fosca il cui volto aveva incominciato ad
Letteratura italiana Einaudi 187
Iginio Ugo Tarchetti - Fosca
impallidire. Il pranzo era finito, e, se avessi potuto, le
avrei suggerito volontieri di ritirarsi nella sua camera.
 E se non fosse&  aveva ripreso il colonnello. Ma
fu interrotto dall arrivo del sergente di posta che ci reca-
va un fascio di lettere. Io n ebbi una, che conobbi tosto
essere di Clara, e mi affrettai a nasconderla nel mio por-
tafogli, impaziente di trovarmi solo per leggerla. Dopo
le follie di quel nostro ultimo ritrovo, che cosa mi avreb-
be ella detto?
Il colonnello fece atto di riconsegnare le sue al ser-
gente perché le riportasse in ufficio, ma avendone vedu-
ta una col suggello del Ministero, la riprese e l aperse.
La lesse in un baleno, si rivolse a me con aria di meravi-
glia e di dispiacere, mi guardò un poco come per inter-
rogarmi, poi mi disse:
 Siete voi, o sono quei signori del Ministero che han-
no voluto farci questa sorpresa? Siete destinato al dipar-
timento di Milano, e dovete raggiungere immediatamen-
te la vostra destinazione. Che diavolo!&
 A Milano!&  io balbettai tutto confuso  trasloca-
to!& Veramente& non capisco&
E alzai gli occhi verso Fosca. Vidi il suo volto impalli-
dire, trasfigurarsi, affilarsi. Ella stese le braccia verso di
me, tentò sollevarsi, e ricadde sulla sedia. Suo cugino, i
medici, le furono tosto dintorno; guardavano ora me,
ora lei, e parevano sospettare le cause di quella sua crisi
improvvisa. Successe un istante di silenzio. Gli occhi di
Fosca, spalancati, immobili, vitrei, non cessavano di af-
fissarmi. Ella si alzò ad un tratto agitata da una contra-
zione spaventevole, corse verso di me, si afferrò a miei
abiti e proruppe in un grido straziante:
 O Giorgio, non mi abbandonare, o mio Giorgio!
mio adorato!
Quelle parole, quell atto erano una confessione trop-
po eloquente. Suo cugino impallidí, arrossí, tornò ad
impallidire; stette un istante immobile come istupidito,
Letteratura italiana Einaudi 188
Iginio Ugo Tarchetti - Fosca
paralizzato, fulminato da quella rivelazione, poi si av-
ventò verso Fosca guardandomi con occhi terribili, la
strappò con violenza dalle mie braccia, la trascinò verso
il suo appartamento; e nel varcare la soglia dell uscio si
rivolse, e mi disse:
 Uscite, signore; uscite di questa casa. Ci rivedremo
assai presto.
Gettai gli occhi smarriti d intorno a me; il sergente di
posta, le cameriere erano spariti; i miei commensali si
erano alzati, e facevano mostra di frugare qua e là tra i
mobili per cercare i loro berretti e le loro sciabole. Io
uscii, mi cacciai giú per le scale colla disperazione nel
cuore.
Letteratura italiana Einaudi 189
Iginio Ugo Tarchetti - Fosca
XLV
Non so perché fuggissi. Credo che sia istinto: si fugge
da un dolore come da un pericolo. In un attimo mi tro-
vai fuori della città, nell aperta campagna; era già buio, e
le strade erano deserte. Mi arrestai al crocicchio di una
via, e percossi col fodero della sciabola alcuni ramoscelli
di sanguine, che sporgevano da una siepe, per farne ca-
dere la neve. Guardai un lume che un contadino portava
in lontananza attraverso i campi, e che pareva andar so-
lo; lo seguii coll occhio finché lo perdetti di vista. Un ca-
ne magro, brutto, patito, mi si avvicinò annusando e agi-
tando con lentezza, quasi con fatica, la sua coda
aggomitolata; lo chiamai e mi curvai ad accarezzarlo, poi
lo respinsi percuotendolo col piede. I suoi guaiti mi ri-
scossero da quella specie di astrazione simile al sonnam-
bulismo, riacquistai la coscienza di me, mi ricordai di
ciò che era successo, e mi portai le mani alle tempie,
perché mi pareva che qualche cosa stesse per spezzarmi-
si nella testa.
Oramai tutto era scoperto, e in che modo crudele e
impreveduto! Fra poco il nostro segreto sarebbe stato
sulle bocche di tutti. Fosca, suo cugino, io piú di ogni
altro, saremmo stati fatti oggetti di scherno e di ridicolo.
Lui, quell uomo onesto, quell uomo eccellente, colpito
della stessa pena che una società ingiusta, fatua, goffa-
mente crudele, avrebbe gettato sopra di me. Piú ancora:
avrei dovuto battermi con esso, forse ferirlo, forse ucci-
derlo; o io stesso rimanere ferito od ucciso. Tale il pre-
mio che egli avrebbe ricevuto della sua fiducia, io del
mio sacrificio. Una fatalità inesorabile aveva posto a leg-
ge delle nostre esistenze questo dilemma terribile.
Perché, sarei io stato sí vile da gettare sopra di lei la
responsabilità di quell avvenimento, da dirgli come ella
mi aveva imposto il suo amore? E quando pure egli ne
Letteratura italiana Einaudi 190
Iginio Ugo Tarchetti - Fosca
fosse stato convinto, avrebbe potuto sottrarsi alle esi-
genze di quei pregiudizi che lo costringevano a preten-
dere da me una riparazione palese come l offesa? No,
non v era a questo riguardo alcuna via di transizione; un
duello era inevitabile.
Poiché m ebbi definita la mia situazione in questi ter-
mini, mi sentii un poco piú tranquillo. Il timore, l aspet-
tazione di un male, sono un male maggiore di quello che
si teme e si aspetta. Mi sarebbe importato poco il mori-
re; mi era avvezzato a questa idea fino da fanciullo, e la [ Pobierz całość w formacie PDF ]

  • zanotowane.pl
  • doc.pisz.pl
  • pdf.pisz.pl
  • janekx82.keep.pl